Recensione "Alla fine resta l'amore" di Francesca Caferri

09.07.2013 13:04

C’è una bambina che va a scuola e un giorno, inizia un gioco segreto con un bidello. Lui le dice “seguimi”, lei lo fa ed entra in un mondo chiuso agli altri. C’è una mamma che per caso capisce che qualcosa non va e comincia a fare domande. Ci sono i poliziotti, gli psicologi, il pediatra: e poi c’è il mondo che uno pensava di conoscere: gli amici, le maestre della scuola, i conoscenti che si allontanano, uno a uno. E sopra di tutto, c’è il coraggio di una donna che prende carta e penna e inizia a raccontare tutto, trasformando il suo dolore in un libro: non perché non accada mai più – perché questo è da illusi sperarlo – ma perché un giorno sua figlia capisca quello che si è mosso attorno a lei in un anno e mezzo di rivoluzione e di dolore e perché chi legge capisca cosa accade a una famiglia che si trova ad avere a che fare con un incubo.
Tutto questo è “Alla fine resta l’amore”, il libro di Claudia Mehler (il nome è di fantasia, e sono indicate solo con le iniziali quasi tutte le persone coinvolte nella vicenda) appena uscito per Mondadori.
Un libro coraggioso, perché racconta tutto, senza fronzoli inutili, particolari scabrosi o tentativi di impietosire il lettore: gli abusi subiti dalla bambina, la scoperta e lo shock della famiglia e la seconda violenza. Quel non essere creduti, diventare accusati invece che accusatori che è stato il percorso vissuto dalla famiglia quando ha scelto di denunciare: nonostante l’assistenza della polizia e dei suoi psicologi infatti, alla fine i colpevoli restano impuniti e la famiglia resta sola con una rabbia immensa da gestire. «Fra le carte – scrive l’autrice nel finale – si accumulano una quantità di errori, ritardi, negligenze e un generale disinteresse che fa accapponare la pelle. Questo è il punto, anche se ammetterlo è meno agevole. La realtà è che con gli abusi sessuali sui bambini nessuno vuole avere a che fare. Così come fra i colleghi, gli amici e i conoscenti dell’indagato nessuno vuole credere che l’accaduto sia vero, allo stesso modo nelle stanze delle procure – a eccezione di pochissimi esperti con una competenza specifica – nessuno vuole occuparsene».

—————

Indietro


Contatti

Quelle come noi

veronica.picazzo@hotmail.it

 

Serve che gli uomini vengano educati al rispetto ed alla gestione delle proprie emozioni, violenza ed aggressività...

è un impotente un uomo che non sa controllarsi e tenersi in consapevolezza e meditazione.

Marianna Vasile