Lettera alla ragazza indiana violentata su un bus

03.03.2013 17:18

 

Cara ragazza indiana,

Ho saputo, tutto il mondo ha saputo. Quando ancora eri viva ti ho pensata tanto, io che neanche ti conosco, io che neanche so il tuo nome. Quando ho letto della tua morte, ho sperato morissi prima, magari un benevolo infarto durante quelle violenze ti avrebbe salvata dall’inferno. Un benevolo e caritatevole infarto, un colpo solo dritto al cuore e saresti andata via, salva. Quante volte hai invocato la morte quel giorno? Quante volte hai desirato smettere di respirare e soffrire?
Scusami, ti faccio il terzo grado e neanche mi sono presentata: io sono una fortunata, fortunatissima ragazza occidentale. Cos’ho subito io? Niente! Un maniaco al parco che si cala le mutande davanti a me (7 anni) e mia sorella (9 anni) e ci chiede se vogliamo toccare il suo tesoro: un anzianotto a cui manca qualche venerdì. Un ex fidanzato che mi ha butta per terra per poi sussurrarmi all’orecchio che lui mi farebbe cose che il mio fidanzato neanche sa come fare: solo un giovane con l’orgoglio ferito. Un ragazzo che in treno passa e mi accarezza il braccio, un signore in pullman che mi tasta il sedere, un vecchietto che nella ressa della metropolitana mi poggia il suo pube addosso, dei vari strombazzamenti in macchina e commenti urlati, poi, ho perso il conto. Banali episodi del vivere comune, no mi correggo, del vivere femminile comune. Io non ho proprio idea di cosa tu abbia vissuto, io sono stata fortunata. Ma sai, qui nel mondo occidentale gli uomini sono più civili, noi donne ci illudiamo di essere rispettate…
Io non so per quale fatale coincidenza ti trovassi nel posto sbagliato al momento sbagliato, non so perché in giro la feccia non si secchi e muoia invece di moltiplicarsi, ma di una cosa sono certa, tu sei morta e noi ti faremo risorgere; in ogni posto in cui andiamo, in ogni parola che diciamo, in ogni gesto e pensiero tu vivrai. Perché noi donne non siamo oggetti e tanto meno diavoli tentatori. Nessuna di noi se la cerca, dalla prostituta all’angolo della strada alla ragazzina che esce da scuola, dalla signora in tuta e scarpe da ginnastica alla vamp in tacchi alti e minigonna: noi siamo tutte intoccabili. Cara ragazza indiana, vorrei che tu sapessi che ogni donna si è sentita vittima con te e ogni uomo responsabile del tuo assassinio. Se sto sbagliando, se ci sono persone che non hanno sentito nulla, perché il tuo è solo l’ennesimo episodio di violenza o perché l’inferno si è scatenato lontano da dove vivono le loro figlie, mogli e amanti, auguro loro di svegliarsi, perché l’indifferenza uccide lo spirito allo stesso modo in cui le bestie immonde hanno ucciso te.
Spero tu possa riposare in pace, mentre ancora una volta il mondo si trova con le mani insudiciate di violenza.

Giulia

( dal sito "se non ora quando?")

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